Dual career. Detto in altri termini, fare sport ad alto livello e nel contempo continuare gli studi, fino alla laurea o magari al master. Era questo il tema dell'edizione 2014-2015 del Festival UNI.sport, che ha aperto questo pomeriggio l'anno accademico sportivo dell'Università di Trento, inaugurato in modo non convenzionale senza tagli del nastro, ma con una schiacciata a canestro del centro della Dolomiti Energia Josh Owens. “Mi scuso per il fatto che il mio italiano non sia ancora pronto per tenere questo discorso nella vostra lingua – ha esordito il numero 13 bianconero, che all'università di Stanford non ha solo giocato a basket ad alto livello ma ha anche studiato per cinque anni con tanto di laurea in Economia e Master biennale in Ingegneria Civile ed Ambientale -. Cosa mi ha aiutato nel mio percorso di atleta-studente? Innanzitutto il fatto che mi fosse stato insegnato fin da piccolo che la carriera dello sportivo è breve. Che anche dopo essere stati tanto fortunati da aver potuto fare sport professionistico, restano sempre trenta o quarant'anni da vivere. Nel mio terzo anno a Stanford, a causa di un problema fisico, ho capito che oltre che breve, la carriera dello sportivo è incerta. Tutto questo mi ha motivato a impegnarmi e a non mettere lo studio in secondo piano. Stanford, da questo punto di vista, è stato un ambiente ideale, visto che lì c'è una relazione simbiotica tra sport e studio. Lì si è spinti ad eccellere in tutti i campi e non ci sono aiuti per gli studenti-sportivi”.
“A cosa mi è servita la mia esperienza di atleta-studente? - ha continuato Josh, che lunedì alle 20 contro Sassari giocherà davanti a centinaia di studenti universitari che potranno accedere all'incontro della Dolomiti Energia a prezzo agevolato grazie all'iniziativa UNIght -. Ci sono tante cose intangibili che lo sport insegna, specialmente se fatto ad alto livello. Cose che poi possono renderci migliori nella vita di tutti i giorni. Ne ricordo tre: lo sport insegna la leadership, perché avere a che fare con i migliori atleti, essere allenati dai migliori coach, permette di imparare “sul campo” cose che in un'aula non possono essere insegnate. Lo sport poi insegna il valore del lavoro di squadra. E infine ti permette di vivere pienamente una passione. Noi atleti abbiamo la fortuna di poter fare qualcosa che amiamo, che adoriamo, a prescindere dal fatto che siamo pagati tanto, poco, o magari per niente. Tanta gente cerca per una vita intera quella passione, cambiando lavoro più e più volte, magari senza mai poterla vivere. Noi atleti quella passione la incontriamo quando siamo giovani, ed è qualcosa che ci resta dentro poi per tutta la vita, così come la leadership e la capacità di risolvere i problemi che è propria dello sport”.