La stagione 2019-20 è solo all'inizio, eppure è già entrata nel vivo: non è al lavoro solo la Dolomiti Energia Trentino, pronta a calcare i parquet di Serie A ed EuroCup, ma anche le squadre del suo settore giovanile che hanno ripreso l'attività. Con quali prospettive e con quali novità, ce lo facciamo raccontare direttamente dal Responsabile del Settore Giovanile bianconero Marco Albanesi, arrivato a Trento da poco meno di un mese ma già perfettamente calato nella realtà aquilotta a 360 gradi.
Non so neanche io se mi sembri tanto tempo o poco. Sono state settimane di lavoro molto intenso, essendo appena arrivato ci tenevo a guardare tutti i gruppi, a parlare con tutti gli allenatori, a capire meglio come funzionasse una macchina ben avviata e che negli ultimi anni ha prodotto tanti risultati in campo e nello sviluppo dei giocatori. Quello che posso dire è che ho trovato un ambiente in cui i ragazzi e gli allenatori vivono la pallacanestro con grande etica del lavoro, quelle con cui mi sto relazionando sono persone entusiaste e con grande energia, con voglia di lavorare e stare in palestra. Si respira in maniera particolare il profondo senso di appartenenza al club: fin da subito ho percepito la rassicurante sensazione di essere parte di qualcosa di "più grande", e tutti intorno a me hanno la stessa percezione.
Poggiando su quali fondamenta si continuerà a costruire un settore giovanile bianconero sempre più strutturato e ambizioso?
Ad allenatori e ragazzi vogliamo prima di tutto trasmettere senso di responsabilità: siamo parte di un'organizzazione che ci accoglie e ci dà grandi opportunità e stimoli, quindi noi questa organizzazione e questo club dobbiamo contribuire a svilupparli. Avere, trasmettere e "nutrire" questo senso di responsabilità è davvero importante, a qualunque età: significa avere cura del dettaglio, coscienza di essere una parte del tutto; significa essere esigenti verso il proprio lavoro e quello degli altri attorno a noi. Significa anche uscire dalla nostra comfort zone, accettare nuove sfide.
Come si traduce lo sviluppo del "senso di responsabilità" in un ambiente variegato, con tante squadre, diverse fasce di età e grandi numeri?
Credo sia fondamentale avere un fil rouge che colleghi tutti i nostri gruppi, dal minibasket alla Serie A. Dobbiamo avere un metodo didattico uniforme, un messaggio tecnico chiaro e coerente, e dobbiamo soprattutto tracciare per i ragazzi un sentiero da percorrere che parta dai giovanissimi e che arrivi fino alla prima squadra. E' importante che sia la Serie A la tappa finale del percorso, noi lavoriamo perché lo diventi sempre più spesso.
Forse è questo che può aiutarci a renderci differenti dagli altri settori giovanili: qui a Trento vogliamo uscire dall'ottica del singolo gruppo, del singolo allenatore con la propria squadra che gioca e allena per fare risultati. Ci interessa invece far tenere sempre fisso e chiaro in testa ai ragazzi quel "sentiero" di cui ho appena accennato: l'interscambiabilità che quest'anno ci è permessa dall'alto tasso tenico e di talento dei nostri ragazzi fa in modo che i nostri Under 18 si allenino con la prima squadra, che quelli dell'Under 16 siano presenze fisse nel gruppo più grande e con la Serie A, e così via.
Ci saranno tante figure che daranno ancora più senso di sviluppo omogeneo uniforme ai nostri gruppi del settore giovanile: in particolare Tomas Ress (foto in basso), nel ruolo di Head of Player Development, seguirà da vicino i prospetti più interessanti di tutte le fasce di età concentrandosi sullo sviluppo individuale e personalizzato dei giocatori. Un tipo di lavoro che sulla parte fisica e atletica sarà curato anche quest'anno dal preparatore Matteo Tovazzi e dal suo assistente Andrea Zeni: a disposizione del settore giovanile ci sarà anche un fisioterapista per garantire la massima qualità del lavoro possibile giorno dopo giorno.
Con quali gruppi e quali allenatori sta cominciando la stagione giovanile della Dolomiti Energia Trentino?
Visto alto tasso di talento e di giocatori interscambiabili fra gruppi diversi abbiamo deciso di organizzarci in questo modo: io mi occuperò della supervisione delle due squadre più grandi di età, l'Under 18 e l'Under 16 che prenderanno parte ai rispettivi campionati Eccellenza, avvalendomi della collaborazione di risorse importantissime come Tomas Ress nell'Under 18 e Nicolò Gilmozzi in Under 16. Sono due allenatori con caratteritiche diverse ma con grandi qualità, e vogliamo aiutare a crescere anche loro: nello staff degli U18 ci sarà anche Alessandro Bianchi, Gabriele Bolner sarà secondo assistente nell'U16.
Nelle fasce di età più basse, dove abbiamo davvero tanti giocatori con potenziale interessante, contiamo sull'esperienza e sulla preparazione di Thomas Minati, che allenerà il gruppo Under 15 con l'assitenza di Andrea Roggio; di Beppe Lucente, super istruttore, che avrà Matteo Taverna come vice nell'Under 14. Infine Claudio March sarà l'allenatore di riferimento dell'Under 13, coadiuvato da Stefano Hueller. Avremo anche due gruppi sui campionati regionali: uno Under 15 affidato a Bolner e Stefano Nadalini, e un secondo team Under 13 allenato da Gilmozzi e Giacomo Longato.
Cosa manca ai settori giovanili in Italia per sviluppare con più continuità giocatori italiani di alto livello?
In molti hanno detto in questi anni che cosa non funzioni nel sistema sportivo italiano a livello giovanile. Non ho la formula magica e non voglio unirmi al coro del "manca questo, manca quello", perché in effetti mancano tante cose. Quello che però, al di là di ogni regola, di ogni problema e di ogni difficoltà, possiamo avere è un po' più di coraggio, Di visione. Di dirigenti che abbiano la capacità di guardare in avanti. Qui a Trento abbiamo la fortuna di averli: manager con visione, leadership e coraggio. E un pizzico di pazienza, che quando si parla di giovani non è mai abbastanza.